venerdì 16 gennaio 2009

Eleanor Rigby


Eh no, stavolta non è bionda.
Almeno non lo è nella interpretazione che Mary Ann Farley ne da nel suo dipinto.
Poi chissà!
Quel che è certo è che raccoglieva il riso in una chiesa, dopo un matrimonio, e che la melodia della sua solitudine è nota a una moltitudine.
Se la solitudine può essere intesa anche come un rapporto privilegiato con se stessi, come una scelta consapevole, quella di Eleanor, che muore sola, ad un funerale a cui nessuno va ...
Può darsi anche che a lei ora non importi d'essere conosciuta e celebrata universalmente attraverso la musica che i Beatles le hanno dedicato nel 1966 (una Eleanor Rigby è esistita davvero, ed è sepolta nel cimitero della chiesa di St. Peter, a Liverpool, dove John Lennon e Paul McCarteny si conobbero).
Nè di essere il brano più conosciuto di Revolver, l'album dei Beatles che la rivista Rolling Stone ha messo al terzo posto nella classifica dei più grandi album rock di tutti i tempi.

Chissà Eleanor, se sapesse tutto questo, cosa penserebbe della decisione presa dal governo britannico un mese fa (e che dovrebbe essere discussa ed approvata in questi giorni) di estendere la durata del copyright sulle registrazioni fonografiche da 50 a 70 anni. Lei, che nel 2016 sarebbe caduta in pubblico dominio e la cui solitudine avrebbe potuto passare per ogni radio, essere oggetto di mushup e remix, senza problemi ... e farla sentire meno sola!

Il copyright è "la linfa vitale dell'economia creativa" che "stimola gli investimenti nel talento musicale" e "incoraggia l'innovazione"!!!! (Geoff Taylor, BPI). E Andy Burnham, segretario alla Cultura del Governo Britannico e portavoce dell'iniziativa "ma c'è un'ulteriore ragione morale: non vedere la propria opera associata ad una causa o a ad un marchio con cui non si è a proprio agio".
Non è difficile intuire chi ci guadagnerà davvero da tutto questo ... e chi (e cosa) ci perderà!

Mi viene in mente, fra l'altro, la risposta ufficiale ricevuta da Romaeuropa Web Factory in merito all'iniziativa lanciata dall'amico Marco Scialdone assieme a DegradArte poco prima di Natale: modificare l'art. 8 del regolamento del concorso che non ammetteva fra le opere attività di mashup e remix, non considerando che la maggior parte delle forme d'arte oggetto del concorso usino prevalentemente tali tecniche.
E nella risposta si legge, sostanzialmente: "Sarebbe troppo difficile analizzare quali opere siano in regola - nel senso della normativa sul diritto d'autore - e quali no. Abbiamo preferito lavarcene le mani."

Così, se da un lato le nuove licenze, che in alcune loro forme permettono, oltre l'uso libero, anche mushup e remix, risultano essere di troppo complicata esplorazione (!), dall'altro un pubblico dominio evidente (in questo decennio sarebbero diventate di pubblico dominio tutte le prime registrazioni dei Beatles e degli Stones) diventa sempre più una chimera.

"Il copyright incoraggia l'innovazione" ... e la chiamano arte!

1 commenti:

Marco Scialdone 16 gennaio 2009 alle ore 16:21  

Cara Adriana... non siamo gente che si perde d'animo e stiamo già organizzato il RomaEuropa WebFactory - Remixed Version... stay tuned :-)

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